È il momento del gioco libero mattutino, quando pian piano il Nido si riempi di voci, di idee, di movimento. Si salutano mamma e papà o la nonna, magari con un piccolo magoncino o forse con entusiasmo travolgente pronti per un’altra giornata di “cose da fare”.
Per vivere serenamente questo bel inizio occorrono poche ma chiare regole: in Oceano e in Terra del Fuoco si può giocare liberamente con tutti i materiali disposti alla loro altezza, ci si può appartare, costruire una tana, condividere un libro con un amico, cantare o stare a guardare magari prendendosi una coccola dalla dada.
Ma nel rispetto del gioco di tutti, NON si corre e NON si urla!
Certo non è una regola così semplice perché se un gioco riesce bene l’eccitazione è tanta! Capita allora di spostare tavoli e sedie per costruire un treno o andare a cavallo e fare le valigie per una vacanza e chi ci pensa più alle regole. Sta a noi riprenderle e riportare il gioco nel giusto confine.
Oppure a volte si può aprire una porta, aprire uno spazio diverso e offrire una nuova regola. Solo per adesso! Solo per questo momento speciale insieme!
Signori e signori ecco a voi la corsa più pazza del mondo! Unica regola: non ci si fa male!
Che poi già così fa un po’ strano.
Come se “farsi male” fosse una scelta.
Diciamo allora: in questa stanza tutta vuota oggi sta partendo una corsa di sedie, qui si avventuri solo chi ha il coraggio di partecipare ad un gioco matto in cui si può correre solo spingendo una sedia e urlando a squarciagola! Via via, più veloci e risate a volontà.
Nessun vincitore, qualche scontro di poco conto ma tanta energia che ha trovato un buon modo per esprimersi. E finalmente la giornata insieme può iniziare.
Pamela
Mercoledì ero in un luogo chiuso, in attesa, con la piccola Anasti. C’erano dei tavolini e degli sgabelli. Un luogo di adulti, dove era gradito contegno e silenzio. La piccola Anasti ha preso uno sgabello ed ha cominciato a spingerlo, appena un pochino. Poi mi ha guardata. L’ho guardata con un piccolo sorriso, un pò triste.
Pensavo a voi. Avrei voluto dirle “sei libera”.
Entrambe sapevamo che non si poteva fare il quel luogo.
La piccola Anasti ha sorriso a sua volta. Ha spinto un pochino ancora lo sgabello, per rimetterlo al suo posto, poi si è seduta sopra.
Silvia