La relazione tra il clown e le emozioni si articola su diversi livelli.
Innanzitutto il naso rosso, questa piccola maschera, ha la capacità appena indossata di far apparire immediatamente l’emozione che prevale in quel momento. La maschera attraverso la forma e l’energia del corpo svela, più si cerca di nascondere più le emozioni crescono e si rivelano. Con il naso rosso si percepisce subito di essere visibile dagli altri. È impossibile passare inosservato!
E qui c’è la prima correlazione dei due livelli, il rendersi conto che la propria emozione sia visibile crea già un’ulteriore emozione.
Un terzo livello è che anche allo spettatore si attiva un’emozione, la quale si esprime, si palesa nel momento della relazione tra i due. Durante questa relazione i diversi livelli dell’espressione e dello sviluppo delle emozioni si intrecciano e si evolvono. Accorgersi della propria visibilità, esprimere le emozioni, verificare e ricevere le emozioni che la sua presenza provoca agli altri, diventa la palestra quotidiana del clown.
Inizia a giocare con le sue emozioni, le esprime da diverse parti del corpo, le esagera, crea un apice e poi le chiude, passa ad altro. La chiusura può essere graduale o anche rapida, istantanea. Quindi c’è un inizio, uno sviluppo e una fine. Il clown esagera un’emozione, ma non la trascina mai, la esprime intensamente e la esaurisce.
Poi sa che la stessa emozione può ritornare, ma sarà un altro momento con altre caratteristiche e l’affronterà creando un contesto diverso, un gioco diverso e soprattutto ci penserà quando sarà il momento! Questo per dire che per il clown ogni momento è unico e si vive intensamente per quello che è.
I momenti sono connessi tra di loro per la loro trasformazione e non per il loro condizionamento.
Si passa nel momento dopo quando accuratamente si è chiuso quello prima. Il clown non rinpiange, perché si concentra e si dedica con tutta la sua energia e le sue idee nel momento presente dove si svolge la relazione con gli altri, dove con tutto se stesso è aperto e rivolto verso chi lo guarda.
Il clown nel prendersi cura del momento e della relazione con gli spettatori è molto attento alle emozioni di chi ha di fronte. Si tratta di uno scambio dinamico e per niente prevedibile. Il suo allenamento è quello di essere sempre pronto a creare nuovi equilibri. In questo continuo dare e ricevere esiste un continuo sorprendersi e far sorprendere.
Rimette costantemente in moto la sua intenzione di provocare, letteralmente chiamare fuori, e di accogliere. Questo suo impegno centrale commuove gli spettatori attenti e questa connessione profonda attiva per quel momento una liberazione da qualsiasi blocco mentale e emotivo e dona alla relazione la sua forza originaria, appassionante, rigeneratrice.
Il clown è empatico con se stesso e con il mondo. Entra in sintonia con le sue emozioni, le sue capacità e i suoi limiti.
Affronta tutto con consapevolezza, decisione, fiducia e tenerezza. E proprio questa tenerezza, un movimento morbido verso la vita, che lo rende essenzialmente empatico con gli altri, provocatore ma gentile, esagerato ma elegante. La sua attitudine sincera e disinibitoria crea l’empatia a chi è sensibile verso le sue proprie emozioni e le sue esperienze di vita. I clown anziani insegnano ai giovani che devono far in modo di mostrare la cosa facile come difficile e l’impresa difficile come facile. Ambedue situazioni richiedono impegno e precisione. Un’abilità si allena e progredisce con il costante esercizio. Ma anche creare un gioco comico per la riuscita di un’impresa apparentemente facile necessita di una mente inventiva, di propositi chiari e semplici, di una tempistica nelle azioni efficace e di un ritmo dinamico.
E perché creare il contrasto di queste due situazioni? Forse perché il clown fa le cose con un impegno serio, ma non si vuole prendere tanto sul serio!
Si meraviglia non con le cose che fa, ma con la relazione che riesce costantemente a creare attraverso le sue azioni. E non si prende tanto sul serio, perché sa che prima o poi un inciampo arriva! Nel suo allenamento si esercita a cadere. Ribaltarsi da una sedia senza farsi male richiede tecnica, giusta disposizione corporea e un pizzico di coraggio. Il clown con l’inciampare, cadere e alzarsi sempre con lo sguardo in alto comunicando ogni passaggio emotivo risulta per lo spettatore uno specchio dei suoi propri inciampi. Questo momento empatico provoca la risata che in realtà rilassa e libera dal disagio che uno ha provato nella sua vita dopo un inciampo o una caduta.
Un’altra abilità che allena costantemente il clown è ascoltare, osservare e comprendere le caratteristiche del contesto in cui si trova.
Questa sua attenzione meticolosa gli fornisce gli elementi che una volta elaborati e trasformati attraverso la sua propria logica li ripropone per poter relazionarsi con gli altri. È consapevole dello spazio fisico e del tipo, della qualità dell’interazione che quello spazio permette e facilita. Il clown è un attento osservatore del proprio corpo, delle sue emozioni, dello spazio fisico e delle relazioni nei diversi contesti che l’uomo crea. La sua preoccupazione è quella di allenare il proprio sguardo per poter accogliere i minimi dettagli in tutto quello che accade nella vita e poi attraverso il suo corpo attivo e creativo di specchiarli al mondo.
La consapevolezza della sua diversità è lo stimolo per voler relazionarsi con il mondo.
Se l’intento della società è quello di essere formata da persone sensibili, letteralmente che sentono, percepiscono con chiarezza quello che succede nel proprio corpo e nel mondo, da persone intelligenti, che intendono in profondità gli avvenimenti della vita e riescono a comunicare le proprie intenzioni, da persone che curano la loro autoironia, allora giocare con il naso rosso già dai primi anni di vita può dare un contributo significativo per questo scopo.
Theano Vavatziani, attrice, clown e dal 2015 atelierista all’Atelier dei Piccoli Bologna 2 Maggio 2021 ( per noi dada Thea)
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