Che esperienza deve essere camminare vicino alle sabbie mobili, con la paura di cadere ad ogni passo… di veder sparire qualcosa che un attimo prima era li, stabile e apparentemente immutabile.

Oppure sto pensando alle montagne russe, una corsa adrenalitica che mescola risate e urla, grida ed emozione, magari un attimo di entusiasmo e quello dopo di paura. Poi si tira il fiato e si prende un bel respiro, si stringe la barra di sicurezza, ci si aggiusta lo zaino… e giù per una nuova china infinita!

A questo mi hanno fatto pensare questi mesi di lavoro.

Non sono in realtà esperienze che conosco, ho invece vissuto un mare in tempesta, su una barca a vela, al mattino presto. Con la barca che sbanda, il vento che si fa sentire, i vestiti bagnati e freddi anche se è estate, la direzione da tenere, lo sguardo che di continuo va verso chi sta guidando e coordinando, pronti a fare quello che serve. Nulla di davvero pericoloso se fai tutto bene. La barca non si ribaltata perchè è creata a quello scopo, di galleggiare comunque. Procedi piano ma imperterrito verso il porto, leggi gli strumenti e rimani concentrato e ascolti le emozioni che ti attraversano.

Intanto osservi il mare. Questa meravigliosa quantità d’acqua che sale e scende, che ti nasconde di continuo l’orizzonte e sposta tutti i riferimenti, che deve verderti ben concentrato per rimanere in piedi. Poi tua figlia di 2 anni si siede a mangiare lo yogurt serena sul divanetto e a quel punto ti scappa finalmente da ridere! Pensi che sia comunque una splendida avventura e che oltre a fare bene, val la pena divertirsi!

Ad un certo punto si arriva: entrare in porto, ormeggiare, sistemare tutto, mettere finalmente i piedi a terra e lasciare che la  stanchezza prenda il sopravvento. Una giornata lunghissima ma ora è finita e puoi raccontarla tante volte.

La barchetta dell’Atelier sbatte tra onde fastidiose perdendo l’orizzonte e la bussola ogni volta che sono troppo forti, da troppo tempo. Sono due anni che lavoriamo con lo sguardo avanti alla ricerca di un orizzonte sereno, di poter di nuovo programmare e avere una progettualità, di sorridere senza mascherine e abbracciarci con leggerezza.

Lo so bene che siamo tutti “su questa barca” e che non serve lamentarsi. Ma continuare a ricordarsi che siamo in una tempesta si, che stiamo agendo in modo differente e momentaneo, ma che dura da due anni. Che ascoltare i nostri bambini e noi stessi è fondamentale. Che fingerci sempre pronti, capaci, aggiornati, coraggiosi, sani e sereni… è una bugia che non aiuta nessuno. Nemmeno fingere che è un momento come un altro, che basta fare il nostro lavoro come prima, che va e andrà tutto bene…

Ogni giorno una dada può ammalarsi e se siamo fortunati erano almeno 5 giorni che non veniva (magari a volte solo per un colpo di fortuna) e allora forse ce la caviamo con una sostituzione. Poi si ammala un’altra dada e allunghiamo i turni part time, poi una terza ha i figli in dad e non riesce a coprire tutti i suoi turni allora scatta l’aiuto reciproco, una nuova supplente che si ammala o finisce in quarantena da contatto col marito… e dopo l’auto sorveglianza sta benissimo ma il tampone è positivo… e il bimbo con la febbre? Arriverà il risultato del tampone a breve? Si deve chiudere? Le famiglie come fanno? E noi consumiamo tutte le ferie ora?

E potrei continuare ancora molto perchè le casistiche sembrano moltiplicarsi ogni settimana e le regole per contenere i contagi o semplificarci la vita sono sempre scritte in un’altra lingua!

Eppure leggiamo, ci confrontiamo, ci facciamo coraggio a vicenda, inventiamo nuove strategie e cerchiamo altri aiuti… ma sembra che ovunque sia tutto bloccato in questa sorta di scacco matto!

E poi quanta energia rubata al nostro lavoro che non abbiamo più da investire sulle proposte e la presenza con i bambini!

Eccoci qui, con nuovi colloqui e nuovi affiancamenti in partenza, con belle idee da proporre per gite, uscite e attività, con una mano a tenere stretta la vela perchè la barchetta regga nonostante la nuova ondata in arrivo che ci lascia bagnati e ormai esausti …e una a coprire gli occhi nella speranza di vedere lontano un cielo azzurro e la risata dei gabbiani che ci riempa il cuore di nuova energia e entusiasmo.

Siamo stanchi di riunione e open day on line in cui non ci si “vede” davvero, facciamo del nostro meglio per essere ricche di contenuti ma parlare ad uno schermo spesso vuoto e silenzioso, rende le cose difficili e noiose.

Persino il reclutamento di nuove persone nel nostro bellissimo Atelier è sempre stato attraverso un percorso esperienziale in cui conoscersi e sceglierai, mentre ora dobbiamo limitarci a colloqui on line che poco raccontano sullo  sguardo educativo. Ma anche questo è sopravvivere e trovare strategie per rimanere aperti e offrire un servizio. Ma a quale costo? 

Per non parlare poi del lavorare con la mascherina, cantare, parlare, comunicare… ora addirittura FFP2… non è vero che i bimbi si abituano a leggere gli occhi della dada o che imparano un nuovo linguaggio di espressione! E’ vero che fanno fatica, che sono gli essere più adattabili che possiamo immaginare, che fanno i conti con qualsiasi “nuova normalità” ma che normalità non è davvero e che noi dobbiamo tenerlo sempre presente. E poi anche noi arriviamo a fine turno stanche e col mal di testa ogni giorno, e che facciamo due passi indietro per scoprire le labbra o tutta la faccia ogni volta che due occhi sgranati ci fissano, per far passare l’espressione fondamentale con cui stiamo comunicando un concetto che non passa attraverso la forma verbale e intellettuale! Pensare che nemmeno ci si capisce al bar per ordinare una brioche, perchè dovremmo riuscire a far passare un concetto complesso come l’educare quotidiano…

Ci siamo, ma in questo momento siamo anche stanche e stiamo solo cercando di non perdere la rotta e tenere la barchetta asciutta. Abbiamo voglia di divertirci, di viaggiare insieme a voi, di tracciare nuove rotte e nuovi progetti, di ritrovare una programmazione e un equilibrio così compromesso ma che può  portare a nuove idee, nuove capacità di resilienza.

Ma più di tutto vogliamo ritrovare un’idea educativa forte, ripassarla con voi genitori, riaprire questo cerchio tra grandi e piccoli, per portare avanti con coerenza questo progetto educativo che è l’Atelier, condividendone i punti fondamentali:

– il rispetto di ogni persona, col suo punto di vista, col suo modo di colorare il mondo, col suo tempo per esserci e esprimersi ma in armonia con le altre, alla ricerca di una sinergia.

– l’ascolto curato, attento, lento, che necessita di fare e proporre ciò che serve in quel momento, non ciò che ci si aspetta facciamo, e magari lanciare in aria la programmazione dall’alto, con epoche programmate (che a volte serve solo spostare, accorciare o allungare al bisogno), e scendere nelle esigenze del piccolo gruppo;

– l’interazione tra i bimbi, di diverse età, di diverse competenze e interessi, un fluire insieme semplice e naturale che vogliamo ritrovare al più presto e che sentiamo castrato da regole insensate ma che intanto sogniamo e prepariamo;

– poche regole chiare che servono a far funzionare la vita all’Atelier, con una condivisione tra genitori e dade, alla ricerca di importanti punti fermi nell’interesse dei piccoli, che non siano negoziabili e modificabili ma che siano pilastri del percorso comune;

Sentiamo  il bisogno di ripartire da qui, di rigenerarci in un porto quieto, di rifare il punto su quella cartina dove abbiamo rischiato più volte di perdere la rotta con tutte queste ondate travolgenti, e ripartire pronti a prendere il vento in faccia, ma almeno un po’ più preparati alle nuove tempeste.

 

Dada Pamela – responsabile educativa