C’era una volta un pettirosso.
Anzi era una pettirossa.
No, ricominciamo:
c’erano una volta un pettirosso e una pettirossa, o due pettirosse e due pettirossi boh, nulla
cambia, che accudivano i loro pulcini con molta cura.
Avevano costruito per loro un nido bellissimo in uno degli alberi più antichi del bosco. Avevano
impiegato molto tempo per costruirlo, per posare un legnetto sopra l’altro e trovare quelli più
morbidi dove i loro corpi fragili potessero riposare dolcemente.
Intorno a loro cinguettavano la cinciallegra, il colibrì, l’usignolo, il cardellino…
Ah quanto si stava bene tra quegli alberi, c’era sempre un buon odore di terra bagnata e fiori.
Poi l’estate finì e i piccoli erano cresciuti e con loro la curiosità di vedere cosa ci fosse oltre il loro
meraviglioso albero.
Fecero quindi un cerchio e iniziarono a parlare:
“Credo che sia arrivato il momento che provino a volare”
“Ah io invece non credo che sia una buona idea, sono ancora piccoli, le ali sono fragili, rischiano di
cadere e farsi male, teniamoli ancora qui con noi”
“non sono d’accordo, se continuiamo così non saranno mai pronti, dobbiamo insegnare loro a
volare“
“oh no no questo è l’albero più antico del bosco, è il più alto, se uno di loro tre non dovesse
riuscire ad aprire le ali tempo sarebbe terribile, non me la sento”
“va bene, capisco le tue incertezze, proviamo allora a trovare un albero diverso, forse così sarà più
facile per tutti”
“ma come deve essere questo l’albero?”
“non saprei proviamo a chiedere “.
Partirono allora volando da un albero all’altro, cercandone uno che andasse bene.
Chiesero al fringuello che se ne stava appollaiato in albero basso e dal tronco molto largo, poi
volarono fino al picchio, ma il suo albero sembrò loro troppo alto.
Cercarono e cercarono, cinguettarono qua e là cercando di ottenere informazioni utili, ma ben
presto si resero conto che erano più confusi di quando erano partiti e che così non avrebbero
capito granché.
Decisero allora di attraversare il bosco, fino alla fine del fiume, dove viveva il grande Merlo, il
Saggio.
“Caro Merlo, abbiamo bisogno del tuo aiuto”
“Ditemi, sono tutto orecchi”
“Non riusciamo a scegliere l’albero da dove far volare i nostri piccoli, lo vorremmo vicino al nostro
grande albero, ma non troppo lontano da dove andiamo tutti i giorni a procacciarci il cibo, lo
vorremmo sicuro, luminoso, non troppo alto, non troppo basso, non troppo pericoloso, non
troppo scontato. E poi vorremmo che fosse abitato da uccellini che sappiano prendersi cura dei
nostri piccoli, che sappiano insegnare loro tante cose, che li sappiano guardare mentre spiccano il
volo, che li sappiano recuperare in volata se qualcosa andasse storto…, così che la sera quando li
torniamo a prendere siano contenti e abbiano imparato un sacco di cose…e poi vorremmo che li
facessero nuotare un po', imparare a cacciare, dormire, mangiare…”.
Il merlo li guardava un po' annoiato, li sentiva cinguettare e dopo un po' smise di ascoltarli e
quando ebbero finito disse loro:
“Chiudete gli occhi, volate vero l’albero del bosco in cui vi sentite bene, quello che vi sembra vi
assomigli di più…lasciate andare tutti questi cinguettii e pensieri e andate verso l’albero in cui
troverete l’unica cosa che conta per la vostra scelta”.
“E che cos’è che conta, Grande Merlo, diccelo diccelo”
“Lo capirete quando lo avrete trovato, se vi mettete in ascolto non avrete dubbi”
Cominciarono a volare.
Si fermavano sopra gli alberi più disparati, chiudevano gli occhi, cercavano di sentire, ma niente.
Un po’ sconsolati decisero di tornare verso l’antico albero, quando entrambi senza dirselo e nello
stesso momento si fermarono in un albero poco distante dall’inizio del ruscello, dove uccellini un
po' strani, con calma e grazia, si affaccendavano in varie attività.
C’era chi danzava, chi cantava, che aveva uno strano naso rosso, chi sorrideva, chi abbracciava, chi
nuotava in una piccola piscina fatta di foglie, chi impastava, chi leggeva libri, chi consolava, chi
teneva in braccio, chi pensava, chi osservava, chi dipingeva, chi suonava strumenti strani, chi
raccontava storie, chi insegnava a litigare, chi stava in cerchio, chi faceva quello che voleva, chi
sistemava scatole colorate, chi…
Si misero su un ramo nascosto e rimasero lì, in silenzio per ore.
Quello che sentirono fu chiaro e non ebbero bisogno di dirselo, avevano scelto a chi avrebbero affidato i loro piccoli.
Avevano trovato l’albero dell’Amore.
una mamma
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