Questa mattina abbiamo ricevuto una visita molto speciale, è arrivata all’Atelier Mony, mamma di Maya, per raccontare ai bimbi medi e grandi della materna una favola che fa parte della tradizione bulgara, paese natale di Mony che viene raccontata ancora oggi in occasione dell’arrivo della primavera che in Bulgaria è rappresentato dal giorno 1° marzo, simbolo del saluto all’inverno e del benvenuto alla primavera.
Dopo aver fatto un cerchio abbiamo aspettato con grande gioia e curiosità Mony, che arrivata si è seduta tra noi e ha iniziato questo magico racconto:
C’era una volta una nonna di nome Marta (Baba Marta), tutto il villaggio sapeva che sapeva fare delle magie per aiutare alle persone. Un giorno, una donna di nome Bianca Penda andò da lei a chiedere aiuto, era innamorata, ma il suo uomo era in guerra in terre lontane e lei aveva paura che potesse morire e voleva proteggerlo e fare in modo che lui tornasse da lei. Quando si recò dalla nonna, ella prima volle assicurarsi che i due giovani si amassero per davvero, perché le magie funzionano solo con la volontà di entrambe le persone poi le disse: “Domani vieni presto, porta con te un alberello di melo e piantalo qui sul prato, vieni a dormici sotto per tre lune piene (3 mesi) e canta una canzone d’amore per il tuo amato”.
Penda tornò a casa di corsa. La mattina seguente, eseguì l’ordine. Portò un robusto alberello di melo e lo piantò da sola. Penda dormì sotto l’albero per tre lune piene e cantò tante canzoni d’amore poi tornò dalla nonna Marta per chiedere cosa fare ora. Ella le rispose: “Ora, aspetterai che passerà tutta l’estate, tutto l’autunno e tutto l’inverno. E quando arriverà di nuovo la primavera, tornerai qui sotto il tuo alberello. Ma Penda non volle aspettare senza far nulla, allora la vecchia maga le disse:
“Torna a casa e prendi della lana pulita, ne farai un letto e passerai le notti lì. Se ti verrà da piangere, la lana assorbirà le tue lacrime, come anche le tue canzoni d’amore. Al mattino e alla sera, filerai un filo e lo innaffierai con una goccia di sangue. Quando tornerai da me in primavera, porterai un gomitolo di filo bianco e uno rosso”
Penda fece tutto con amore e fiducia nel suo cuore. Versò lacrime, canzoni e sangue nella lana bianca, filò fili resistenti finché la primavera arrivò e la terra si svegliò. Bianca Penda corse da Baba Marta. Questa prese due gomitoli e filò per tre notti e alla fine, realizzò due pupazzetti: uno bianco e l’altro rosso. E mentre filava, sussurrava dolcemente: “Intreccio la luce e la vita nell’amore di questa fanciulla. Che sia per lei salute e amore!”
La nonna Marta uscì all’alba sotto l’alberello di melo e batté le mani. Allora una cicogna bianca arrivò da lei. La nonna legò le due bambole alle zampe della cicogna, le sussurrò qualcosa ed essa volò via. L’uccello bianco volò a lungo, attraverso nove terre, nella decima. E lì, in una valle, c’era Pizho, l’amato di Penda, gravemente ferito. La cicogna si posò accanto al ragazzo e mise le due bambole su di lui, quella bianca sulla fronte, quella rossa sul petto. Pizho aprì lentamente gli occhi, sembrava sentire la dolce canzone d’amore di Bianca Penda da qualche parte. I giorni passavano e l’alberello fiorì. Penda dormiva sempre sotto di esso, mentre nonna Marta guardava il cielo. Una mattina, la cicogna tornò e lasciò le bambole sull’erba. La nonna Marta allora andò da Penda dicendole: “Svegliati, ragazza, è tempo!”
La invitò poi a coprire gli occhi con una benda e le disse: “Ora camminerai attraverso il prato. Camminerai finché sentirai il vento. Dove si ferma, aprirai gli occhi e ciò che vedrai sarà la tua fortuna!
Penda camminò sull’erba sempre più veloce. E in quel momento sentì il vento. Rimase immobile. Si tolse la benda dagli occhi e vide Pizho. E quando i due giovani si guardarono, quando i loro occhi si incontrarono, Baba Marta si avvicinò all’alberello legò le due bambole, bianca e rossa, sui giovani rami, proprio tra i boccioli e disse: “Vi chiamo Pizho e Penda, abbiate amore e salute. Che l’amore prosperi!
Da allora, in terra bulgara, Pizho e Penda rimasero, legati a un melo, osservati con amore dalla cicogna.

Poi come da tradizione bulgara Mony ha portato fili di lana per realizzare quelli che in Bulgaria si chiamano “maternitzi” ovvero curiose creazioni realizzate con fili di lana bianca e rossa intrecciata, create e scambiate come doni per Baba Marta affinché porti via il freddo dell’inverno e accolga la primavera.
Abbiamo così creato ciascuno un braccialetto da indossare aspettando la primavera… Potremo donarlo a un albero non appena vedremo sbocciare i primi fiori perché cresca forte e in salute. La tradizione della “martenitza” celebra la primavera, simboleggia una nuova vita, il concepimento, la fertilità e la primavera e esprime la necessità di armonia nella nature e nella vita di ciascuno.
Grazie di cuore a Mony per aver portato la magia di questa tradizione qui oggi, è stata una mattinata davvero speciale!
Dada Chiara
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